Attentato di Nassiriya, 12 novembre 2003

Attentato di Nassiriya

L’attentato di Nassiriya (Iraq), del 12 novembre 2003 contro i militari italiani. Una ferita ancora aperta nel cuore dell’Italia.

Nassiriya (Iraq), 15 luglio 2003 – Per i nostri militari inizia l’operazione con finalità di peacekeeping (mantenimento e salvaguardia della pace) nome in codice: “Antica Babilonia”. Una missione per fornire un aiuto concreto per la ricostruzione di un paese che cercava di lasciarsi alle spalle il recente conflitto (prima guerra del golfo).

Molti i compiti da assolvere, come:

  • ordine pubblico;
  • ricostruzione del comparto di sicurezza iracheno;
  • attività di bonifica e rilevamento delle radiazioni chimiche.

L’Italia dislocò i suoi reparti nel sud del Paese. Il Comando dell’Italian Joint Task Force (IJTF) si trovava a 7 chilometri da Nasiriya, in una base denominata “White Horse”, distante circa 4 chilometri dal Comando USA di Tallil. Il Reggimento MSU-IRAQ, composto da personale dei Carabinieri e della Polizia Militare romena, era diviso su due postazioni all’interno del centro abitato:

  • la base “Maestrale” (un tempo nota come “Animal House” durante il regime di Saddam Hussein), che ospitava l’Unità di Manovra;
  • la base “Libeccio”, sede del Comando del Reggimento e del Battaglione MSU.

La maggioranza della popolazione locale vedeva di buon occhio i nostri militari, per questo motivo le due basi si trovavano all’interno del centro abitato. Anche se col senno di poi si rivelò una scelta troppo rischiosa.

Il “Ground Zero” italiano

Tutt’oggi non si conoscono con precisione i mandanti dell’attentato di Nassiriya. Una cosa però è certa, quella mattina del 12 novembre 2003, ha lasciato una ferita aperta nel cuore dell’Italia.

L’attentato

Alle ore 10.40 ora locali, quattro kamikaze a bordo di un camion carico di esplosivo forzarono il posto di blocco all’entrata della base Maestrale. Iniziò una sparatoria: il Carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso della base, riuscì ad uccidere due attentatori. Il camion, diretto alla palazzina di tre piani che ospitava l’area logistica italiana, non penetrò completamente, ma si bloccò sul cancello di entrata, evitando così una strage di più ampie proporzioni.

Nonostante ciò, l’esplosione fu potentissima e fece crollare gran parte dell’edificio, danneggiando gravemente la palazzina ove aveva sede il Comando, nella base Libeccio che sorgeva a circa 100 metri di distanza, sulla sponda opposta del fiume Eufrate. I vetri delle finestre dell’edificio andarono in frantumi e anche gli infissi furono gravemente danneggiati. Nel cortile della base Maestrale, molti mezzi presero fuoco ed andò in fiamme anche il deposito delle munizioni. Gli uffici di un edificio ove aveva sede una ONG americana, la “International Medical Corps”, attiva nella zona da circa sei mesi, andarono distrutti e tra il personale della ONG vi furono almeno altri 10 feriti, tra cui lo stesso Coordinatore.

Il traffico nella zona circostante restò completamente paralizzato, mentre la popolazione scese in strada in preda al panico. I primi soccorsi furono prestati dai carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell’esplosione era rimasta coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla, che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassirya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’Esercito Italiano di scorta alla troupe che si erano lì fermati per una sosta logistica.

Le vittime

Nell’attentato di Nassiriya persero la vita 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un cooperatore internazionale, il regista e 9 iracheni, rimasero ferite altre 58 persone. Nonostante ciò i militari rimasero in missione e presero un’iniziativa che spiega nel migliore dei modi lo spirito con cui i nostri uomini affrontano le missioni di pace: fecero una raccolta fondi per aiutare le vittime irachene dell’attentato.

La missione in Iraq Antica Babilonia si concluse a fine novembre 2006 e da dicembre cominciò il rientro delle truppe con l’Operazione Itaca. Nonostante siano passati diversi anni il ricordo del sacrificio dei nostri uomini è ancora indelebile.


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